E-government per lo sviluppo: la parola chiave é condivisione. Intervista ad Antonio Palmieri

Politicanet.it del 14 marzo 2002

Di innovazione tecnologica se ne intende. Non solo, come responsabile Internet di Forza Italia ha portato nell’ambiente politico un patrimonio d’esperienza maturata in anni di lavoro nel mondo della comunicazione, dalla Rai a Mediaset.

Antonio Palmieri, deputato forzista di Milano, spiega a Politicanet.it la rilevanza del progetto e-Government per lo sviluppo. Un’iniziativa che il parlamentare azzurro ha seguito dalla sua fase iniziale e che ora entra nel vivo con l’approssimarsi della conferenza internazionale di Palermo, promossa dal Governo italiano in sinergia con le Nazioni Unite.

Membro dell’High Level Discussion Group (il gruppo di esperti che riunisce giornalisti, accademici, dirigenti, Ong ed alti funzionari) Palmieri indica gli elementi innovativi di questa iniziativa rispetto agli interventi del passato in tema di cooperazione allo sviluppo.

Il progetto e-Government é, poi, l’occasione per parlare del ruolo che l’Italia potrà giocare in futuro nel settore dell’informatica.

“Un ruolo importante”, non ha dubbi Palmieri.

L’Italia si fa promotrice dell’e-Government per lo sviluppo. Quale ruolo può giocare il nostro Paese in un settore (quello dell’innovazione tecnologica) dominato da statunitensi e giapponesi?

“Un ruolo importante. Non siamo “forti” nell’hardware ma in compenso abbiamo molte piccole società di software che stanno sviluppando programmi interessanti, che si impongono sul mercato mondiale. E’ la moderna espressione di quel “genio italico” che ci porta ad eccellere in tutti i settori dove occorre intelligenza, intraprendenza e innovazione, le tre “I” che fanno parte del nostro DNA nazionale”.

Oltre a portare l’”hardware” nei Paesi in via di Sviluppo, quanto spazio verrà dato dal programma e-Government alla formazione e alla qualificazione di professionalità nelle aree in cui si interviene? Per intenderci, non c’é il rischio di costruire nuove “cattedrali nel deserto”, come tante volte é successo in passato nei programmi di cooperazione allo sviluppo?

“Giusta domanda: proprio per evitare questo rischio é prevista una adeguata e approfondita formazione del personale locale. La parola chiave di questa iniziativa é, a mio avviso, condivisione: e la prima cosa da condividere é la formazione”.

Nel Piano d’azione per l’e-Government, presentato al G8 di Genova, si é sottolineata l’importanza di tale iniziativa per “sviluppare istituzioni trasparenti e responsabili nei confronti del cittadino e nel favorire il processo democratico”. Può indicarci qualche esempio al riguardo?

“Costruire il catasto e la gestione del territorio in Giordania consentirà di rendere trasparente ai cittadini le varie situazioni di proprietà, evitando soprusi oppure confusione, con evidenti vantaggi per tutti: cittadini, imprese, investitori interni e stranieri, entità governative”.

Accanto al Governo italiano e alle Nazioni Unite, quale sarà il grado di coinvolgimento della società civile e delle organizzazioni non governative nel progetto e-Government?

“Alcune ong, per esempio Alisei, sono già coinvolte nella task force che al ministero lavora dalla conclusione del G8. Di questo gruppo fanno parte anche molte importanti aziende del settore. Tuttavia credo che molto si debba fare per un vasto coinvolgimento della pubblica opinione, perché questo progetto merita di essere conosciuto e di avere un vasto consenso. Spero che il Convegno di Palermo del 10 e 11 aprile
possa servire a questo scopo”.

Fin dalla campagna elettorale per le politiche del 13 maggio 2001, Silvio Berlusconi ha posto l’accento sulla rilevanza strategica dell’informatizzazione delle P.A. Con quale spirito e partecipazione il presidente del Consiglio segue ora il programma e-Government per lo sviluppo?

“La sua partecipazione é totale e costante, al punto tale che Berlusconi cita il progetto in ogni occasione, sia pubblica che privata, indicandolo come un progetto fondamentale della attività del suo governo, moralmente doveroso verso i Paesi in via di sviluppo o in fase di transizione e utile, molto utile, sia a noi che, soprattutto, a loro”.


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