Ripartono le riforme istituzionali

Dopo le elezioni, tre anni di lavoro per completare il programma di governo e portare a termine le riforme istituzionali, necessarie per permettere alle nostre istituzioni di funzionare meglio.
Se la Ferrari affrontasse il mondiale del 2010 con l’auto del 1948 sarebbe inevitabilmente destinata a essere ultima. La stessa cosa è per il nostro sistema istituzionale. Deve essere messo al passo con una società e un mondo che cambiano in maniera tumultuosa e a velocità impressionante.


Pubblicato

in

da

Tag:

Commenti

3 risposte a “Ripartono le riforme istituzionali”

  1. Avatar aurim
    aurim

    A proposito, ho letto oggi che il Presidente Fini dicendo che le riforme possono essere fatte anche dalla sola maggioranza, avrà voluto anche dire che si è rimesso in riga con il ns. PdL e che non farà più uscite estemporanee? Se fosse così sarebbe un passo avanti per le riforme sennò con una quinta colonna della Sua portata all’interno del ns. partito sarebbe stata veramente dura con il contemporaneo accrescersi della Lega all’interno della Coalizione. A proposito della Ferrari ma il pilota della vettura moderna sarebbe sempre il Silvio nazionale no?

  2. Avatar Ambra Biagioni
    Ambra Biagioni

    http://www.bartolomeodimonaco.it/online/?p=11307
    I gattopardi in azione
    10 aprile 2010

    Quando si parla di premierato, chi è contrario porta l’esempio di Israele che lo adottò e lo abbandonò.
    Scrive Giovanni Sartori:
    “Resta l’elezione diretta del capo del governo (non, sia chiaro, del capo dello Stato) inventata in Israele e ivi rapidamente ripudiata dopo le due elezioni mal riuscite del 1996 e del 2001. Dunque il modello israeliano è stato sconfessato dai suoi inventori, e non è stato preso in considerazione da nessun altro Paese.”

    Sono d’accordo con il senatore (più incline al premierato) Gaetano Quagliariello (di cui ho sempre apprezzato la moderazione e l’intelligenza): in Italia dobbiamo proporre qualcosa che funzioni per il nostro Paese. Non si deve recitare la parte dei pappagalli, importando sic e simpliciter dall’estero.

    Ora noi un esempio di ciò che va bene per l’Italia ce lo abbiamo e ce lo ha offerto la Legge 270 del 2005.
    Essa ha voluto che dalle urne uscissero maggioranza e premier. Il primo risultato è stato lampante: la durata dei governi è salita enormemente. In principio abbiamo trovato sul cammino gli ostacoli frapposti da coloro che hanno pontificato che la nostra Costituzione consente al parlamento in caso di sfiducia di nominare un altro premier senza passare da nuove elezioni, e dunque hanno fatto prevalere questa interpretazione sulla legge 270.

    E così, sull’esempio di Oscar Luigi Scalfaro, si sono avuti i cosiddetti ribaltoni. Tuttavia, pur in presenza di essi, la durata dei governi si è comunque allungata significativamente.
    Con i governi Berlusconi successivi all’entrata della 270, si sono viste addirittura completate le legislature.

    Dunque, quale modello dobbiamo importare, se quello disegnato dalla legge 270 ha mostrato tutta la sua validità nel nostro Paese?

    Non ci resta che fare, perciò, un piccolo sforzo, che non richiede grandi stravolgimenti costituzionali, ma solo ammodernamenti, affinché gli Scalfaro dei nostri tempi non possano più giocare ai ribaltoni. Basterà che il meccanismo previsto dalla 270 sia assorbito in una norma di rango costituzionale.

    Con una operazione di questo tipo, tanto mai semplice al punto che è più difficile spiegarla che applicarla, noi colleghiamo la sovranità popolare alla governabilità. Il punto più alto di una democrazia.

    Facciamo un esempio di come tutto dovrebbe funzionare:

    a)
    – Gli elettori eleggono maggioranza e premier secondo la nuova norma costituzionale (ispirata al meccanismo della 270).
    – Il presidente della Repubblica assegna al premier eletto l’incarico di formare il governo.
    – Formato il governo, questo si presenta al parlamento (ossia alla Camera cui è assegnato il potere legislativo) per ottenere la fiducia.
    – Ottenuta la fiducia, inizia la governabilità, protetta costituzionalmente (la protezione potrebbe riguardare il solo premier) da una speciale immunità della durata pari a quella del mandato.
    – Il parlamento (cioè la Camera che avrà il potere legislativo) continua a formare le leggi, come oggi.
    – Le leggi dovrebbero essere vagliate, prima di essere poste alla definitiva approvazione del parlamento (ossia dopo che si è chiuso il dibattito), da una speciale sezione della Corte Costituzionale per correggerne i difetti sotto questo profilo (vanno soppresse pertanto le varie commissioni al riguardo).
    – Apportate le eventuali correzioni, si procede alla approvazione definitiva, e da quel momento quella legge non potrà più essere trasmessa da chicchessia al vaglio della Corte Costituzionale. In quanto quel vaglio c’è già stato.
    – A questo punto, il presidente della Repubblica procede alla promulgazione e alla pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale.

    b)
    – Il parlamento mantiene il potere di sfiduciare il governo.
    – Se ciò accade, significa che la maggioranza uscita vincente dalle urne non c’è più, è cambiata.
    – In questo caso si torna alle elezioni.
    – Infatti, la scelta della maggioranza e la scelta del premier restano in capo soltanto al popolo sovrano. Cioè: di nuovo sarà il popolo a scegliere la maggioranza e il premier attraverso nuove elezioni.
    – Non saranno più possibili, perciò, gli intrighi di palazzo e i ribaltoni.

    Che cosa c’è di difficile in tutto questo?
    La difficoltà c’è soltanto in un caso: che non si voglia affidare al popolo la scelta di chi ci deve governare.
    Nessuno quindi cerchi di nascondersi dietro un dito.

    Bersani vuole rafforzare il parlamento: “La nostra idea è quella di un governo parlamentare forte”. Mi domando quando mai il parlamento sia stato debole, se addirittura è riuscito a fare perfino i ribaltoni. Aria fritta, perciò.

    Fini (molliamolo subito insieme coi suoi pochi scherani, facciamo come con Casini a suo tempo) vagheggia il doppio turno al solo scopo di complicare le cose nella maggioranza e dare una mano all’opposizione, ostacolando, ancora una volta, Berlusconi. Gli domando: Non è più semplice anche per lui scegliere il premierato? Perché non lo fa?

    Calderoli vuole eleggere direttamente il Capo dello Stato, al quale spetterà di indicare il presidente del Consiglio: “Nella nostra proposta il presidente della Repubblica non ha un ruolo di governo: indica il primo ministro ma poi è il primo ministro a tenere e coordinare l’esecutivo.” Attenzione: un debole presidente del Consiglio che non guidi ma subisca il federalismo.

    Tutte stupidaggini, tutte fumosità il cui scopo è quello di prendere in giro l’elettorato, facendo finta di cambiare per lasciare in realtà le cose come stanno. Ossia continuare a disconoscere nella sostanza la sovranità popolare.

    Bersani, Fini, Calderoli, e altri come loro, sono soltanto dei gattopardi.
    Spero che non voglia esserlo anche Berlusconi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *