Iraq, l’appello di Scola: «La persecuzione dei cristiani deve scuotere tutti noi che crediamo troppo tiepidamente»

 

Anche molti musulmani si sono pronunciati contro il califfato e le persecuzioni dei cristiani in Iraq. Dall’Indonesia è arrivata una condanna «senza appello»

«In troppi Paesi del mondo professare la fede in Gesù Cristo significa mettere a repentaglio la vita, quella della propria famiglia e condannarsi ad essere considerati cittadini di rango inferiore. Questa persecuzione, più feroce di quella subita dai cristiani nell’epoca apostolica, deve provocare e scuotere tutti noi che a Milano, in Italia e in Occidente crediamo troppo tiepidamente». Ha parlato così l’arcivescovo di Milano Angelo Scola in riferimento al «calvario» che stanno subendo i cristiani in Iraq «nell’indifferenza pressoché generale».

L’APPELLO DI SCOLA. Il cardinale Scola ha anche voluto fare un «appello a tutta la Chiesa ambrosiana e a tutte le donne e gli uomini di buona volontà affinché non manchi la preghiera incessante per la condizione drammatica di questi fratelli perseguitati. Ciascuno si impegni nell’aiuto concreto per i loro bisogni e alzi la propria voce presso le Istituzioni deputate affinché facciano quanto è in loro potere per intervenire a porre fine al calvario che da troppo tempo i cristiani stanno vivendo nella regione mediorientale».

LA CONDANNA DELL’INDONESIA. In difesa dei cristiani e contro le usurpazioni e i crimini dei terroristi islamici a Mosul, dove hanno creato un califfato, si sono levate anche alcune importanti voci del mondo musulmano. Le due maggiori organizzazioni islamiche dell’Indonesia, il paese musulmano più popoloso al mondo, hanno condannato «senza appello» le azioni dello Stato islamico. «Abbiamo bisogno di pace e di coesistenza armoniosa, non di un califfato. Il nostro insegnamento è chiaro: niente guerra fra di noi e con le altre religioni», hanno dichiarato i vertici dell’organizzazione Nahdlatul Ulama, che conta 70 milioni di membri, come riporta AsiaNews.

L’ERESIA JIHADISTA. In Italia Abd an-Nur Gabriele Iungo, analista politico e studioso presso l’Università islamica di Medina, ha detto in un’intervista ad Avvenire: «Dal punto di vista dottrinale, da parte dei sapienti musulmani la condanna di questo movimento è stata ferma e pressoché unanime, perfino tra coloro che sostengono l’eresia jihadista. (…) Per i musulmani iracheni l’Isil rappresenta un ennesimo drammatico episodio, nel contesto di una lunga agonia, simile a quelle che affliggono ad esempio Gaza». La «illegittima violenza», che ha colpito «tanto i propri avversari politici, quanto la minoranza cristiana e numerose guide sunnite “dissidenti”», insieme «all’incoerenza interna e l’assenza di una solida base dottrinale ne determineranno probabilmente un rapida, ulteriore disgregazione, nonostante catalizzi il disagio di molti e possa contare su ingenti finanziamenti internazionali».

Ecco l’articolo su Tempi.it

 


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