Il vertice mondiale ONU sulla società dell’informazione (Ginevra 10-12 dicembre 2003)

Intervento del Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, Lucio Stanca
del 2 dicembre 2003

< A nome delle Commissioni, desidero ringraziare il ministro alla cui iniziativa è legata l'odierna occasione di incontro; è il ministro, infatti, che ha voluto informare le Commissioni per riferire circa le innovazioni e le tecnologie di cui si è discusso al vertice testé ricordato. Gli do pertanto la parola. < Nell'appuntamento di Ginevra il mio ruolo è duplice: guidare la delegazione italiana al vertice; contemporaneamente, rappresentare il paese Presidente di turno dell'Unione europea. Sarà particolarmente significativo ogni vostro autorevole contributo che deriverà dalla nostra discussione su questo importante appuntamento internazionale. Proprio a tale fine, del resto, ho dato la mia disponibilità ad essere audito in Commissione; era importante, infatti, ricevere contributi e stimoli in vista del vertice che si terrà la prossima settimana. Nel mio intervento, intendo presentarvi obiettivi e temi del vertice, illustrarvi l'azione sinora svolta dal Governo italiano ed il ruolo che l'Italia svolgerà a Ginevra, per concludere, infine, con un esame dei temi ancora aperti, sui quali le trattative di questi ultimi mesi non hanno consentito di raggiungere ancora un accordo. Come ho già riferito, il vertice delle Nazioni Unite di Ginevra è il primo di livello mondiale ad avere come oggetto la società dell'informazione; è prevista la partecipazione di circa 6 mila delegati in rappresentanza di oltre 150 paesi. Obiettivo del vertice e suo impegnoprogrammatico è stabilire principi e modalità per realizzare «una società dell'informazione per tutti». In particolare la risoluzione 56/163 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite indica specificamente come obiettivo del vertice «lo sviluppo di una visione e di una comprensione comune della Società dell'Informazione e l'adozione di una dichiarazione e di un piano di azione che sia implementato dai Governi, dalle organizzazioni internazionali e da tutti i settori della società civile». L'intenzione è, quindi, di pervenire ad una visione condivisa sul futuro della societàdell'informazione e sulle condizioni necessarie per assicurare che tutti i paesi - sviluppati e non - possano trarre massimo beneficio della diffusione delle nuove tecnologie digitali. Una commissione preparatoria dal vertice, composta dai rappresentanti di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, ha lavorato dall'inizio di quest'anno per preparare le bozze dei due documenti che, secondo le indicazioni dell'Assemblea generale, saranno approvati alla sua conclusione: il primo è, appunto, la «Dichiarazione di principi» che devono presiedere allo sviluppo della società dell'informazione nel mondo; il secondo è il «Piano di azione», che indica le iniziative concrete che la comunità internazionale si impegna ad intraprendere per dare corpo a tali principi e a realizzare una società dell'informazione veramente alla portata di tutti. Si tratta di un approccio che le Nazioni Unite hanno già adottato nel loro ultimo Summit di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile del 2002, affiancando all'affermazione dei principi le azioni conseguenti. Un metodo che condividiamo. Il vertice si articola in due fasi: la prima si terrà a Ginevra la prossima settimana, mentre la seconda si svolgerà nel novembre 2005 - due anni dopo - a Tunisi e rappresenterà l'occasione di verifica delle politiche avviate e di ulteriore confronto sui temi lasciati aperti a Ginevra. L'Italia ha partecipato attivamente alla fase preparatoria del vertice; è stata costituita, presso il Ministero degli affari esteri, una task force interministeriale che ha coinvolto le amministrazioni interessate (tra queste, oltre agli Affari esteri ed all'Innovazione e le tecnologie, anche il Ministero dell'economia e delle finanze, quello delle comunicazioni e quello per i beni e le attività culturali). Particolarmente stretta è quindi la concertazione con il Ministero degli affari esteri e le altre amministrazioni interessate in quest'ultima fase delle trattative. Desidero ora concentrarmi sui temi del vertice. Una prima ripartizione dei temi su cui si sarebbe concentrato il vertice è stata tracciata, l'anno scorso, nella conferenza di Marrakesh, che ha indicato tre temi. Il primo, come garantire a tutti l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) è come far sì che, una volta ottenuto tale accesso, queste tecnologie siano efficacemente utilizzate; il secondo, il ruolo delle tecnologie dell'informazione e dellacomunicazione come strumento di sviluppo economico e sociale; il terzo, la fiducia e la sicurezza nell'utilizzo di queste tecnologie come presupposto essenziale per il pieno ed efficace avvento di una società dell'informazione aperta a tutti. Tuttavia, analizzando la bozza del testo della Dichiarazione di principi come essa si presenta oggi, possiamo osservare che la suddivisione basata su questi tre temi, per quanto importanti, si è rivelata troppo limitante ed è stata, in effetti, superata. La Dichiarazione contiene anzitutto una importantissima parte relativa ai diritti ed alle libertà che devono presiedere allo sviluppo della società dell'informazione nel mondo. Non c'è da sorprendersi se questa parte contiene alcuni degli elementi di più marcata differenziazione nel dibattito ancora in corso. Altro importante aspetto è il capitolo che viene definito dell'enabling environment, dove vengono indicate quali sono le principali azioni e politiche che devono essere intraprese per realizzare l'«ambiente dove cogliere pienamente i benefici della Società dell'Informazione». Un ambiente dove sia facilitato il passaggio da un divario digitale ad un'opportunità digitale. In questo capitolo sono contenuti alcuni aspetti su cui vi sono ancora importanti discussioni in corso, quali le azioni volte a favorire lo sviluppo di un mercato delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione libero ed aperto, le complesse tematiche della proprietà intellettuale ed il delicato tema del governo internazionale di Internet. Su tutti questi importanti temi - ho accennato solo ai più rilevanti -, l'Unione europea ha discusso e, sotto le successive Presidenze greca e italiana, ha preso una posizione concertata tra i 25 partner comunitari (tenendo già conto, quindi, dell'allargamento). Tale posizione prende le mosse da una comunicazione della Commissione europea del maggio scorso e dalle conclusioni del Consiglio dei ministri delle telecomunicazioni e della società dell'informazione del 5 giugno. In questi due documenti, è rintracciabile l'insieme delle posizioni che l'Unione europea ha sviluppato sui diversi temi del dibattito ancora aperti; posizioni che sono state ulteriormente affinate nelle numerose riunioni di concertazione comunitaria tenutesi in questi ultimi mesi a Ginevra (riunioni coordinate dalla rappresentanza d'Italia presso le Nazioni Unite a Ginevra). Il Consiglio dei ministri ha voluto in particolare sottolineare l'importanza che a Ginevra siano adottati «una serie di principi basati sui diritti umani fondamentali, alla luce della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea» e che siano «colti i benefici della Società dell'Informazione per i Paesi e i singoli individui, in particolare in relazione ai diritti dell'uomo e allo stato di diritto (...) nonché al rafforzamento della democrazia». L'irrinunciabilità di tali principi è quindi alla base della posizione dell'Unione europea, approvata dal Consiglio europeo del 5 giugno. Il dibattito e la concertazione tra i partner dell'Unione europea sono proseguiti proficuamente anche durante il nostro semestre di presidenza. Agli aspetti principali del vertice e alla centralità dell'utilizzo di queste tecnologie per il buon governo ho voluto dedicare una delle sessioni della Conferenza europea sull'e-Government che si è svolta a Cernobbio aprendo agli inizi di luglio la nostra presidenza con la partecipazione di 38 paesi. Al dibattito hanno partecipato, oltre a diversi ministri europei, anche il presidente del comitato preparatorio del vertice, Samassekou, e il vice segretario generale delle Nazioni Unite, Desai. Ritengo opportuno, prima di analizzare i punti ancora aperti del negoziato in corso, sottolineare come l'Italia non arivi di certo a questo vertice impreparata. Il nostro paese si presenta infatti a questo appuntamento come uno dei protagonisti del dibattito e dell'azione internazionale nel settore delle tecnologie dell'informazione. Ho infatti voluto, in accordo con il Presidente del Consiglio, caratterizzare il mio mandato con un'incisiva azione internazionale, in un settore dove l'Italia non è stata tradizionalmente protagonista. Questo nostro impegno si è anzitutto inquadrato nel disegno europeo che parte dalla strategia dell'Unione europea approvata a Lisbona, volta a rendere l'Europa una economia competitiva basata sulla conoscenza. Come presidente di turno dell'Unione europea, l'Italia ha quindi posto lo sviluppo della società dell'informazione e la realizzazione del piano e-Europe 2005 fra i temi centrali del semestre di presidenza ancora in corso. Il varo di una strategia europea per l'e-Government, adottata il 20 novembre scorso dal Consiglio dei ministri delle telecomunicazioni e società dell'informazione dell'Unione europea, quale elemento portante per la realizzazione del piano e-Europe 2005, è un risultato particolarmente significativo del nostro semestre di presidenza. Abbiamo quindi avviato una strategia europea per l'e-Government, per realizzare una fornitura di servizi paneuropea. All'azione europea va poi affiancata l'iniziativa italiana che da tempo sosteniamo in favore di diversi paesi in via di sviluppo per l'utilizzo di queste tecnologie, per rendere più trasparenti ed efficienti le loro pubbliche amministrazioni. Si tratta del programma varato alla Conferenza internazionale di Palermo organizzata lo scorso anno in collaborazione con le Nazioni Unite e che anche recentemente al vertice di Evian ha ricevuto il rinnovato appoggio dei nostri partner del G8. Questa azione è infine affiancata dallo sviluppo di intensi rapporti bilaterali con i paesi che si presentano come centrali nel panorama mondiale della società dell'informazione: Stati Uniti, Canada, Regno Unito, India e, non ultima, Russia. Il nostro ruolo nelle iniziative internazionali sulla Società dell'informazione ha permesso l'adozione da parte del comitato preparatorio del vertice di diversi nostri emendamenti volti a riaffermare il ruolo che le tecnologie dell'informazione e della comunicazione possono e devono avere come acceleratore di sviluppo e crescita economica, ed in particolare come strumento per raggiungere gli obiettivi di buon Governo e trasparenza delle pubbliche amministrazioni. Ritengo infine opportuno informarvi che l'Italia, in collaborazione con le Nazioni Unite, la Banca mondiale e la Banca Interamericana per lo sviluppo - suoi partner nell'iniziativa per i paesi in via di sviluppo - ha organizzato un seminario, inserito tra gli eventi collaterali al vertice, sul tema della centralità delle ICT per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio sanciti dalle Nazioni Unite. Sullo stato delle trattative e sui punti ancora aperti non va nascosto che le trattative sono state fin qui difficili e sono ora ad un punto delicato. Nelle diverse riunioni del comitato preparatorio, su 60 paragrafi della Dichiarazione di principi solo 36 (poco più del 50 per cento) sono concordati con un linguaggio accettato da tutti. Diversi e importanti sono i temi ancora aperti ai negoziati che si continuano a tenere in preparazione del vertice. Il primo tema riguarda i diritti umani. Al centro del dibattito vi è la riaffermazione dei diritti umani, già sanciti dalle Nazioni Unite, come fondamento della società dell'informazione: in particolare il diritto allo sviluppo e la libertà di espressione. Lo sviluppo della Società delle informazione implica il pieno riconoscimento dei diritti fondamentali della persona fino all'affermazione di una nuova generazione di diritti: ad esempio il diritto all'accesso, il diritto alla trasparenza, il diritto alla privacy. Tuttavia, nel corso della trattativa, alcuni paesi stanno cercando di proporre formulazioni restrittive che mettono in pericolo quei principi di libertà di espressione e comunicazione che sono alla base della nascita e dello sviluppo di Internet. L'Unione europea, che a Ginevra sarà guidata dall'Italia, ha già chiaramente sottolineato che su questi principi non è possibile trattare. Il secondo tema aperto riguarda il «Governo di Internet» e l'eventuale definizione di quale sia il soggetto più appropriato per la gestione internazionale della rete. Si contrappongono due visioni: la prima che vede il ruolo dei Governi limitato alle sole politiche pubbliche per la tutela degli interessi collettivi, lasciando al mercato l'orientamento delle risorse; l'altra visione vorrebbe, invece, una regolamentazione più stringente e centralizzata da parte dei Governi. Anche in questo caso la posizione dell'Italia e dell'Unione europea è chiara: è giusto che i Governi siano coinvolti per questioni che riguardano l'interesse pubblico, tuttavia non spetta ai Governi gestire e controllare Internet. Il terzo tema riguarda il pluralismo dell'informazione e la libertà di accesso e di utilizzo dell'informazione. Anche qui è stato più volte chiarito dai paesi dell'Unione europea, guidati dall'Italia, che non possono essere messi in discussione principi che sono alla base delle nostre democrazie e che sono stati ampiamente ribaditi in più dichiarazioni delle Nazioni Unite. L'ultimo tema (che potrebbe risolvere gran parte delle problematiche accennate) è il finanziamento della Società dell'informazione. Si discute se la creazione di un fondo unico di solidarietà digitale, proposto da alcuni paesi africani e in cui far confluire i nuovi finanziamenti che si renderanno disponibili, possa essere uno strumento adeguato a colmare il divario digitale tra nord e sud del mondo. L'Italia e l'Unione europea hanno forti dubbi in proposito. Il divario digitale è infatti causato da una molteplicità di fattori che vanno affrontati insieme e che non possono essere limitati ad una pura e semplice questione di disponibilità finanziarie. L'Italia ha già proposto una formulazione di compromesso, accettata dagli altri partner europei, che prevede tra l'altro di aprire, dopo Ginevra, un processo di analisi e revisione dei meccanismi di finanziamento già esistenti a favore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nei paesi in via di sviluppo, per verificare se tali meccanismi siano efficaci e quali modifiche debbano essere eventualmente apportate. Al termine di questa verifica, che analizzerebbe anche le modalità con cui molti dei paesi beneficiari utilizzano i fondi attualmente disponibili, specifiche decisioni potrebbero essere presentate nel corso della seconda fase del vertice a Tunisi nel 2005. In conclusione, da quanto sopra riportato, appare chiaro che vi è ancora molto lavoro da fare. Non vi è da stupirsi che su temi così importanti per il nostro futuro e su cui le posizioni di partenza erano anche molto divergenti si debba ancora continuare a discutere. L'Italia e l'Unione europea si recano a questo vertice aperte al dibattito ed a possibili compromessi soluzioni che portino al successo del summit. Allo stesso tempo, la Presidenza italiana ed i paesi membri saranno intransigenti rispetto proposte che non riconoscano e salvaguardino principi di libertà di espressione, diritto alla informazione ed alla comunicazione attraverso tutti gli strumenti ed in particolare Internet. Non dobbiamo infine dimenticare che abbiamo una seconda tappa del vertice prevista nel 2005. La Presidenza italiana si adopererà quindi per focalizzare le discussioni di Ginevra sui punti di convergenza e di consenso che si verranno a delineare, lasciando quindi ad un ulteriore approfondimento in vista del vertice del 2005 quei temi che oggi non sono ancora maturi per una posizione comune della comunità internazionale. Desidero concludere il mio intervento con una considerazione sull'importanza e significato che i temi del vertice assumono anche per l'Italia. Questo è uno dei grandi mutamenti che cambiano la storia dell'umanità e come tale deve essere gestito e non subìto. Questo vertice, voluto dalle Nazione Unite, sostiene questa considerazione. Il mio impegno è di affermare le nostre posizioni in questo importante percorso. Riconfermo la mia disponibilità a riferire alle Commissioni riunite sugli esiti di questo summit e sulle prospettive del dibattito internazionale in vista del prossimo incontro di Tunisi nel 2005. < Vorrei svolgere quattro considerazioni sulle argomentazioni del ministro. Oltre alla richiesta di ricevere via e-mail il materiale fornitoci, come è nostra consuetudine, su carta - in modo da salvaguardare gli alberi -, vorrei sottolineare l'importanza del progetto italiano di e-government per lo sviluppo; progetto che il nostro paese ha proposto alla comunità mondiale in occasione del G8 di Genova e che è stato fatto proprio non solo dal G8 ma anche dall'ONU e dalla Banca mondiale. Tale progetto garantisce una serie di vantaggi; il primo risiede nell'approccio innovativo nella realizzazione: si sono stabilite, infatti, partnership mirate paese per paese. Inoltre - è quanto invocava, dianzi, anche il deputato Panattoni -, si addiviene ad un approccio realistico e graduale, l'unico ad essere effettivamente pagante e a poter portare frutti nel futuro immediato e remoto. Secondariamente, l'impostazione di tipo culturale del nostro progetto di e-goverment per lo sviluppo è tale per cui si connette l'innovazione con la trasparenza amministrativa e, in definitiva, con la libertà e la democrazia. Approvo pienamente il fatto che nei lavori preparatori, e, altresì, nella posizione italiana - quindi, anche in quella europea, atteso il ruolo da lei rivestito, ministro, in queste settimane -, si siano connessi innovazione e diritti dell'uomo. Credo sia un approccio da mantenere assolutamente nel summit di Ginevra - ma anche negli anni avvenire - in quanto anche ciò costituisce un portato fondamentale dell'innovazione. Vorrei fare, infine, alcune osservazioni circa i tre temi ancora aperti testé indicati. La prima - che si ricollega alla connessione tra innovazione e diritti dell'uomo - è la seguente; si fa benissimo a non trattare sui temi riguardanti i diritti fondamentali della persona legati all'innovazione. Ritengo importantissima - in generale ma, soprattutto, nel contesto internazionale di lotta al terrorismo fondamentalista che stiamo vivendo in questi anni (e che, purtroppo, vivremo ancora negli anni a venire) - tale posizione; essa, infatti, garantisce una salda posizione culturale e politica dell'occidente che dà speranza anche agli altri paesi, soprattutto a quelli in via di sviluppo. Ciò, non solo dal punto di vista economico ma anche da quello della democrazia, delle istituzioni e della libertà. Il secondo aspetto attiene all'approccio seguito circa il governo di Internet; ebbene, anche in questo caso, ritengo che la posizione italiana e dell'Unione europea sia la più ragionevole, concreta, pratica e liberale. Quella che veramente consentirà la possibilità di sviluppo della società dell'innovazione sempre rettamente intesa con quell'unione appunto imprescindibile con i diritti dell'uomo e della persona. Per quanto riguarda il tema del finanziamento, anche in tale caso mi sembra realistica la proposta italiana, ottima anche per la grande gradualità seguita. Definirla una soluzione di compromesso mi sembra riduttivo; sappiamo, purtroppo, come le risorse destinate ai paesi in via di sviluppo, per le oggettive limitazioni delle classi dirigenti locali nonché per il contesto sociale e di libertà, spesso siano state utilizzate non per lo sviluppo ma per altre questioni (per i conti personali oppure per il commercio di armi). È giusto, dunque, l'approccio italiano di verificare, prima di investire nuove risorse, il funzionamento di quanto già si è apprestato in modo da rivisitarlo, se necessario e incrementarlo laddove effettivamente funzioni. Mi sembra appunto un tipo di approccio realistico e graduale, un po' la cifra che, dal G8 di Genova, contraddistingue il nostro impegno in questa direzione. Rinnovo, dunque, i miei ringraziamenti al ministro, auspicando altresì un nuovo incontro a summit effettuato, anche per potere valutare insieme quale tipo di azioni possano compiersi da parte del Parlamento. Si tratta, infatti, di un tema che è noto, ma non è conosciuto adeguatamente soprattutto da parte dell'opinione pubblica. Non a caso, lei, caro ministro, non sarà invitato, né in questi giorni né in quelli avvenire, a partecipare alla trasmissione Porta a porta. < Concludo il mio intervento ringraziandola, ministro Stanca, per l'attenzione. < < Circa la banda larga, voglio ribadire come sia la prima volta, nella storia della Repubblica, che i fondi strutturali a sostegno delle regioni sotto utilizzati (quelli, quindi, del Mezzogiorno d'Italia) e vengano indirizzati alla società dell'informazione (e, in particolare, per quanto riguarda il governo centrale, all'intervento dello Stato per la costruzione di infrastrutture e di servizi lì dove il mercato, con le sue logiche, non può arrivare). Ciò, con riferimento sia alla parte disponibile dal livello centrale sia a quella disponibile dal livello regionale. È la prima volta; bisogna, quindi, quantomeno, dare atto di questo tentativo. Si tratta di un tentativo la cui rilevanza, certo, non è tale da considerarsi esaustivo rispetto alla soluzione del problema; tuttavia, la prima tranche è di ben 300 milioni di euro, mirata a 256 specifiche zone del Mezzogiorno d'Italia, in base al piano nazionale adottato da tempo. Quindi, stiamo seguendo una precisa strategia; non si tratta di interventi improvvisati (abbiamo varato due anni fa il succitato piano). Individuate le aree per intervenire nelle quali il mercato non ha sufficienti motivazioni, vi costruiamo le strutture - solo quelle fisiche mentre, ovviamente, la gestione è lasciata al mercato - e vi creiamo i servizi necessari in quanto, per esemplificare, le autostrade senza automobili servono fino ad un certo punto ma l'automobile, senza autostrade, crea solo traffico. Per quanto riguarda il software aperto - lo posso affermare con convinzione in ragione della direttiva emessa sul suo uso nella pubblica amministrazione -, non abbiamo fatto una scelta ideologica. Ideologia e tecnologia non possono convivere; infatti, l'ideologia è un fatto fisso e rigido mentre la tecnologia è un fatto mobile. Quindi, non si possono fare scelte tecnologiche sulla base dell'ideologia. < Con la direttiva, in modo pragmatico (ma serio) abbiamo imposto l'obbligo per le pubbliche amministrazioni di considerare, in una qualsiasi operazione di acquisizione di software, anche l'opzione software aperto. Non in quanto esso - ed è il punto che volevo rilevare - sia più economico del software cosiddetto commerciale; ciò, infatti, non è vero. Altrimenti, il mercato (che fa i conti) e tutti i privati (che contano continuamente) sarebbero orientati fortemente al suo acquisto. In alcune situazioni può essere più conveniente l'uno, ed in altre, l'altro. Quindi, aprire un software aperto non significa risparmiare, significa soltanto, invece, esercitare un'opzione. Opzione che abbiamo introdotto e che cercheremo di difendere in tutti i modi in quanto crediamo nel mercato e, quindi, nelle alternative. Per quanto riguarda le affermazioni fatte in merito alla democrazia dell'informazione nel nostro paese, ovviamente - ma non voglio creare polemiche -, sono in totale disaccordo. A mio avviso, rappresentare il nostro paese con un deficit di libertà e di democrazia dell'informazione significa veramente rappresentarlo male; soprattutto, agli occhi di chi ci guarda dall'esterno. Infatti, ciascuno di noi ha la libertà di accedere a tutte le informazioni, le più diverse. Il fatto stesso che Internet non sia controllato dal Governo è esplicativo; ci sono paesi che controllano Internet, non li cito ma sapete benissimo quali sono, quelli dove non vige la democrazia. Noi non controlliamo Internet come non controlliamo le edicole e la vendita dei giornali, ognuno può accedere alle informazioni che vuole. Per il resto, i suggerimenti riguardanti il fronte internazionale vanno tutti in una direzione condivisibile, cioè di essere pragmatici e di non fare fughe in avanti se si vogliono affrontare questi problemi. Si tratta di tematiche complesse ma abbiamo ancora due anni di tempo; probabilmente questo summit è stato invocato quando ancora l'argomento forse non è maturo. È bene comunque cominciare a discutere; fra due anni avremo nuovamente la possibilità di tornare sul tema è ciò che non sarà stato realizzato, potrà essere realizzato nel frattempo. Si deve quindi cercare di giungere comunque ad un accordo, avviare un'azione efficace e nello stesso tempo continuare a ricercare le possibili soluzioni. In tema di finanziamenti abbiamo indicato una strada ed abbiamo messo a disposizione delle risorse, certo sono limitate ma l'importante è iniziare. Abbiamo previsto dei fondi presso l'ONU, presso la Gateway foundation della Banca mondiale e presso la Banca Interamericana per lo sviluppo. In totale si parla di circa 15 o 20 milioni di euro che, sotto il controllo dell'ONU, della Banca mondiale e della banca Interamericana, serviranno a finanziare alcuni progetti di e-Government in paesi come, tra gli altri, il Mozambico e la Giordania. Così facendo inoltre attraiamo l'interesse anche di alcuni paesi del G8. Ed è questo il modello che noi proponiamo, cioè di evitare il ricorso ad un «basket unico» che renda difficili account ability, responsabilizzazione e controllo. Il convegno che abbiamo organizzato sul tema serve proprio per dimostrare con i fatti che si tratta di un'esperienza che potrebbe esser condivisa ed estesa ad altri. L'importante comunque è muoversi in questa direzione ed avere un approccio programmatico. In tema di sicurezza, poi, di cui condivido in parte le tesi esposte, ritengo che quella di un bilanciamento tra libertà da una parte e sicurezza dall'altra, soprattutto in questi tempi, soa certamente una problematica aperta, su cui francamente non credo nessuno di noi abbia la giusta soluzione per il futuro. Si tratta anche qui di sperimentare riguardo a problemi nuovi e complessi. Nel ringraziarvi, rinnovo la mia disponibilità ad intervenire nuovamente per informarvi sulle conclusioni del vertice di Ginevra


Pubblicato

in

da

Tag:

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *