Più manifesti per tutti, riecco Silvio

Libero del 25 marzo 2004
di Gianluca Roselli

Il Cavaliere ha presentato la campagna per le europee

Più manifesti per tutti. Quello che sembra un perfetto slogan di Silvio Berlusconi è l’appello che arriva da Forza Italia al centrosinistra per liberalizzare l’affissione dei manifesti e dei maxi cartelloni per le europee. Gli azzurri ieri hanno presentato ufficialmente la campagna elettorale. E hanno colto l’occasione per sollevare il problema sulla legge: nata nel 1956, nei 30 giorni prima del voto consente l’uso dei manifesti solo negli appositi spazi per le affissioni elettorali, vietando così di fatto l’uso dei maxi-cartelloni che tanto piacciono a Silvio Berlusconi e, ora, come si può vedere sui muri delle città italiane, anche a Romano Prodi. I tempi per cambiare la legge sono strettissimi: potrebbe essere fatto con un apposito emendamento al testo sull’Election Day all’esame del Senato, a patto che l’opposizione non faccia ostruzionismo, altrimenti si rischia di non fare in tempo.
La guerra dei manifesti, dunque, è iniziata e Forza Italia è scesa in campo con tutta la sua potenza di fuoco: sono sei i cartelloni sei metri per tre che in questi giorni campeggiano sui muri di Roma e nei prossimi invaderanno anche il resto dello Stivale. Meno 40% di immigrati clandestini, meno 21.573 incidenti stradali, grazie alla patente a punti, riduzione del 33 per cento delle tasse sulle imprese e 93mila miliardi di lire gli investimenti attivati per le grandi opere. Questi i temi dei primi quattro in cui protagonista assoluto è il visto di Silvio Berlusconi: un sorriso appena accennato, di profilo, aria serena e rassicurante secondo una strategia risultata vincente alle elezioni politiche del 2001, quando i manifesti del Cavaliere divennero vero e proprio oggetto di culto, grazie anche alle numerose “storpiature” che giravano su Internet. Questa volta però gli slogan badano al sodo, sintetizzando i risultati raggiunti dall’azione di governo. E infatti nessun logo di Forza Italia, ma quello della Casa delle Libertà. “In accordo con gli alleati, abbiamo preferito usare il simbolo della Cdl anche se si tratta di una campagna di Forza Italia, perché gli slogan riguardano cose fatte dall’esecutivo con il contributo di tutti i partiti”, spiega il coordinatore azzurro Sandro Bondi, “ma dal 5 aprile partirà una seconda fase puntando con altre tematiche e con il simbolo, questa volta, di Forza Italia”. Sui prossimi temi, però bocche cucite. “Non vogliamo rovinarvi la sorpresa, ma batteremo sulle questioni che stanno a cuore a tutti, da quelle locali, pensate per le Amministrative, ai grandi temi di politica europea e internazionale”, dice il responsabile della campagna elettorale Antonio Palmieri. E uno dei futuri manifesti potrebbe avere per protagonisti i soldati italiani in Iraq, ricalcando quelli già in circolazione di An.
L’Ulivo, però, questa volta non è stato a guardare, anzi si è mosso addirittura prima prenotando gli spazi dei 6 per 3 già dall’inizio dell’anno. Protagonista, anche se non candidato a giugno, è Romano Prodi: un Professore sorridente e a braccia spalancate, con annesso sventolio di bandiere uliviste e, sullo sfondo, i segretari del Triciclo al gran completo. “Finalmente insieme, uniti nell’Ulivo”, lo slogan.
Ma l’uso dell’immagine di Prodi viene stigmatizzata dai vertici azzurri. “Prodi non è candidato alle elezioni europee. Anzi, mi risulta che sia ancora il presidente in carica della Commissione Ue, un ruolo che dovrebbe essere super partes. E invece la sua faccia campeggia sui manifesti ulivisti: non mi sembra il massimo dell’equilibrio”, osserva con un filo d’ironia Lucio Malan.
Ma, nonostante l’immagine del Professore, che sembra voler sfidare il premier usando le sue stesse armi, Forza Italia è convinta di vincere la guerra dei manifesti. “La nostra campagna parla alla gente con i fatti: le leggi e le riforme che la maggioranza sta realizzando per cambiare il volto al Paese”, afferma Bondi, “questi manifesti sono la prova di come l’Italia sta cambiando grazie alla Cdl. E in Italia l’unica persona in grado di fare le riforme e mantenere le promesse è Silvio Berlusconi”. Già, ma qualcuno obbietta: l’impegno diretto del premier, che in campagna elettorale ci mette la faccia, nel vero senso del termine, non rischia di trasformare il voto di giugno in un referendum pro o contro il governo? “Noi siamo stati eletti dal popolo”, taglia corto Bondi, “il governo non ha bisogno di legittimarsi agli occhi degli italiani come fu costretto a fare l’esecutivo di Massimo D’alema alle Regionali del 2000. Quello di giugno non sarà un test sul governo. Le politiche sono nel 2006, ci sono ancora due anni”.
Ma la campagna elettorale di Forza Italia non ruoterà solo intorno ai manifesti: grande importanza avrà anche l’attività on line, grazie a diversi siti dedicati al premier e a un’iniziativa on line su cui gli azzurri vogliono mantenere il riserbo. “La nostra è una campagna elettorale che parla al cervello e non alla pancia degli elettori, sganciata dal solito teatrino della politica”, osserva Palmieri. “Anzi: è la prima volta che un governo scegli di rendere conto agli elettori delle cose fin qui realizzate”.
Per quanto riguarda le cifre, gli azzurri però smentiscono i numeri da capogiro ventilati nei giorni scorsi: si era parlato di 90 milioni di euro, mentre la cifra dovrebbe stare abbondantemente sotto i 30, anche se, dice Palmieri, “i conti si faranno solo alla fine”.


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