Par condicio, il Polo va avanti «La legge adesso può cambiare»

Corriere della sera del 5 gennaio 2005
di Livia Michilli

La legge sulla par condicio si può cambiare per migliorarla e la maggioranza ha il dovere di cercare una soluzione concordata con l’opposizione, spiegava ieri sul Corriere il vicepremier e leader dell’Udc Marco Follini. «Condivido l’auspicio di realizzare un dialogo costruttivo con il centrosinistra – gli risponde il capogruppo di Forza Italia al Senato, Renato Schifani – ma vorrei ricordare che l’attuale legge è stata votata dall’allora maggioranza ulivista nonostante la nostra contrarietà». Stessa obiezione per Ignazio La Russa: «Follini ha ragione, ma l’opposizione si comportò in maniera diversa – osserva il presidente dei deputati di An -. Ben venga l’accordo, ma dubito che vogliano abbandonare la difesa dello status quo e, in questo caso, noi andremo avanti».

In attesa di verificare la disponibilità dell’opposizione, la Casa delle Libertà registra con favore quella dell’Udc: «Mi sembra un’apertura importante, potrei dire che ci siamo quasi…», afferma il senatore di Forza Italia Lucio Malan, autore dell’unico testo di riforma della par condicio finora al vaglio della maggioranza. A breve sul tavolo dovrebbero arrivare anche due proposte targate An e Lega, nel frattempo i “tecnici” azzurri stanno perfezionando il loro testo.
«Visto che il premier sembra voler intervenire solo sui tempi di partecipazione alle tribune elettorali, rendendoli proporzionali al peso elettorale dei partiti, potremmo decidere di rimandare la liberalizzazione degli spot – spiega Antonio Palmieri, coautore del progetto di FI -. Una riforma più circoscritta faciliterebbe l’accordo nella maggioranza e con l’opposizione».

Comunque, Forza Italia non rinuncerà a modificare una legge che Berlusconi considera liberticida: «Si parla tanto di Europa, ebbene negli altri Paesi ogni forza politica ha diritto a uno spazio di comunicazione proporzionale al suo peso» dice Schifani. «Va bene il dialogo, ma non ci faremo dettare le regole dal centrosinistra» ribadisce Malan. «La riforma deve andare avanti di pari passo con la legge elettorale» aggiunge Palmieri.

Gli alleati non hanno lo stesso entusiasmo ma sono pronti a dare il loro contributo, pur mettendo dei “paletti”: «Ci sono degli aspetti che possono essere rivisti ma senza arrivare alla logica del sistema americano, dove chi ha più soldi fa più propaganda – spiega il ministro leghista Roberto Calderoli -. Su questo credo che almeno tre partiti della coalizione la pensino così».

Il pensiero di Alleanza nazionale è stato trasferito in una proposta firmata da Alessio Butti: «Per quanto riguarda i tempi di partecipazione alle trasmissioni elettorali, credo che si potrebbe mettere mano al testo di Forza Italia alzando dal 10 al 30% la quota da ripartirsi in maniera eguale fra tutte le forze politiche e dividendo il restante 70 in modo proporzionale. Se si lasciano da parte i capitoli spot e affissioni credo sarà più facile arrivare ad un accordo, tra noi e anche con l’opposizione, cosa che ho sempre auspicato».
Il testo di Butti è ora all’esame di Fini e La Russa: «Siamo disponibili a cambiare la legge – ribadisce il vicepresidente vicario del partito – il che non vuol dire eliminare le regole, indispensabili per garantire a tutti la possibilità di comunicare le proprie idee e raccogliere il consenso degli elettori». Cose che alla sinistra, secondo La Russa, non interessano: «L’impossibilità di fare propaganda politica a loro conviene perché hanno il vantaggio di apparati forti. Per questo difendono lo status quo ».

I “tecnici” della Cdl torneranno a riunirsi intorno alla metà del mese: «Aspetto di vedere le proposte di An e Lega, poi potrei presentarne una anch’io – dice il centrista Rodolfo De Laurentiis -. Bisogna garantire un accesso equo ai mezzi di informazione e non mi pare che il criterio del peso elettorale vada in questa direzione». L’Udc vuole una legge con accentuati profili di garanzia per i partiti minori: «I nostri sono “paletti” di buon senso – sottolinea Luca Volontè – per evitare la tirannia degli spot e creare l’occasione di un confronto col centrosinistra, come auspicato da Ciampi».


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