Fisco e pensionati: diciamo tutta la verità

Il Giornale di Cantù del 15 gennaio 2004

La ricerca della CISL sugli “scarsi” effetti per i pensionati a basso reddito della riforma fiscale in vigore dall’1 gennaio (e pubblicato su La Provincia di Como il 6 gennaio) e’ l’ennesimo esempio di come la smania di attaccare il governo porti a negare la realta’.
Il procedimento usato e’ molto semplice: si prendono alcuni degli effetti della riforma, isolati dal contesto, li si presenta come fossero il tutto e il gioco e’ fatto. Il rispetto della verita’ impone invece di considerare tutti i fattori che compongono la riforma fiscale:

1) Il governo Berlusconi e’ gia’ intervenuto per due volte a favore dei pensionati a basso reddito. La prima volta con l’aumento delle pensioni minime (legge finanziaria 2002): ne hanno beneficiato oltre 1.500.000 persone. La seconda con il primo modulo della riforma fiscale (legge finanziaria 2003), che ha ridotto le tasse ai redditi piu’ bassi e ha portato la no tax area per i pensionati a 7.000 euro. Il risultato e’ che oggi circa 800.000 pensionati a basso reddito non devono piu’ pagare tasse e tutti gli altri ne pagano molto meno. Infatti, come conferma la stessa ricerca della CISL, un pensionato con reddito di 7.512 euro paga oggi solo 12 euro di imposta personale all’anno.

2) La riforma fiscale non viene realizzata tutta insieme ma per parti successive. Il secondo modulo in vigore da quest’anno agisce sui reddditi medi, come confermano le tabelle CISL pubblicate nel pezzo in questione. E’ dunque scorretto chiedere a questo modulo cio’ che esso non puo’ fare. Sara’ il terzo modulo della riforma fiscale (in vigore da gennaio 2006) che interverra’ di nuovo sui redditi bassi, come indicato dal presidente Berlusconi nella conferenza stampa di fine anno.

3) Con la nuova deduzione fiscale dei costi sostenuti per le badanti, anche questo secondo modulo conferma l’attenzione del governo per gli anziani in difficolta’ e per le famiglie che si fanno carico di essi.

4) Questo secondo modulo della riforma fiscale e’ davvero “rivoluzionario”, per due motivi: a) per farlo da subito (e mantenere fede al patto con i cittadini), Berlusconi non ha esitato a mettere in gioco la poltrona di premier; b) buona parte dei fondi per realizzarlo derivano da tagli alla spesa pubblica inutile. Un metodo virtuoso, che toglie potere allo Stato per restituirlo ai cittadini e che consentira’ di trovare i fondi per i tagli alle imposte previsti per il 2006, 2007 e 2008.

In definitiva, siamo i primi a dire che tanto resta ancora da fare per migliorare il rapporto fisco-pensionati. Tuttavia il modo migliore per farlo non e’ certo quello di negare il molto che e’ gia’ stato fatto da questo governo e che diventa moltissimo se paragonato a quanto fatto dai governi della precedente legislatura. Si deve discutere su come sia meglio agire, e lo faremo nei mesi a venire: ma sicuramente non lo si puo’ fare amputando la verita’ e distorcendo la realta’.

on. Antonio Palmieri, deputato collegio di Cantù


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