Adesioni da più fronti. Volonté (Udc): “Infantile attaccare questa scelta da parte dei Radicali e dei Ds che in passato vi hanno fatto ricorso”

Avvenire del 10 maggio 2005
di Angelo Picariello

“Un’astensione di lotta e di ragionamento”, la definisce Antonio Palmieri, deputato di Forza Italia, che ha scelto l’impegno attivo per il non voto nel referendum del 12 e 13 giugno sulla procreazione assistita. Non è il solo. Dopo Scienza & Vita, nasce un comitato di politici, “Non votare!” formato da parlamentari e amministratori che ritengono questa opzione la più efficace, fra quelle legittimate costituzionalmente, a difesa di una legge approvata da un anno appena, e dopo una lunga mediazione parlamentare. Con Palmieri l’iniziativa è stata presentata a Milano dal capogruppo dell’Udc Luca Volonté e dal deputato di Forza Italia Maurizio Lupi, che è fra l’altro anche capofila di un’altra iniziativa trasversale, l’intergruppo parlamentare sulla sussidiarietà.
Volonté ha definito “infantili” le accuse provenienti dal fronte del “sì” per la scelta del non voto, ricordando analoghi appelli rivolti dagli stessi Radicali, in occasione del referendum sulla scala mobile, o anche dai Ds, più di recente, nella consultazione sull’articolo 18. Scelta legittima, dunque, non solo, “ragionevole, una delle quattro che la nostra Costituzione consente”, rivendica Volonté, nella convinzione che la ricerca sulle cellule staminali adulte sia “l’unica via assolutamente certa e rispettosa della vita2, e che questa legge sia da difendere «per non tornare al Far West nel quale a rimetterci sono solo le donne e gli embrioni, ossia degli esseri umani». Palmieri sottolinea come “quasi tutti i grandi giornali siano schierati per il sì”, e rivolge un appello ai giornalisti, a non rinunciare al loro ruolo di corretta informazione. “Per noi questa è la migliore risposta possibile, a oggi, per lottare contro l’infertilità e al tempo stesso evitare la soppressione di embrioni. La scelta migliore per la vita, per la famiglia, e per la scienza”, conclude Palmieri. E Lupi ci tiene a dire che “non si deve dar vita a una disputa fra laici e cattolici. D’altronde questa legge non ricalca il punto di vista della Chiesa, ma è frutto di una mediazione”, rimarca. Per questo, a suo avviso, anche se la Lega ha effettuato una scelta per il non voto, è preferibile l’opzione di altri partiti – fra cui il suo, Forza Italia – di lasciare libertà di coscienza, senza alzare barricate.
La composizione di quest’alleanza trasversale per il non voto rispecchia grosso modo quella che si registrò in Parlamento nel varo della legge. Aderiscono esponenti di An, Fi, Lega e Udc, e di Margherita e Udeur per l’opposizione. Giovedì, a Roma, verranno illustrate nei dettagli l’iniziativa e le adesioni. Ad opera di Palmieri è stato aperto anche un sito: www.referendumfecondazione.it.
Ed è dibattito in tutto lo schieramento politico. Dopo che la Lega ha scelto il non voto nel Consiglio federale, Roberto Maroni accusa An e Fi di “ipocrisia”, per aver lasciato libertà di coscienza. “Abbiamo approvato questa legge, ma lasciamo ai cittadini libertà di pronunciarsi su di essa”, replica una nota di An. Ma nel partito di Fini l’opzione per il non voto è prevalente, si schiera “con decisione unanime” il movimento giovanile Azione Giovani, dello stesso avviso il capo della segreteria politica del partito Carmelo Briguglio e il senatore Riccardo Pedrizzi, presidente della Consulta etico-religiosa, che dice: «La vita non può essere messa ai voti». Diversa la scelta del viceministro Adolfo Urso, che – fa sapere – andrà alle urne, per votare “no”.
“Forza Italia lascerà liberi gli elettori di votare secondo coscienza ma ciò non impedirà alle diverse componenti del movimento di condurre in piena libertà la loro battaglia in base ai rispettivi convincimenti culturali ed etico-religiosi”, sottolinea per Forza Italia Francesco Giro, responsabile per i rapporti col mondo cattolico.
Sul versante opposto l’Udeur, con una nota di Nuccio Fava sul Campanile, si schiera per il non voto. Francesco Rutelli ribadisce che la Margherita lascia libertà di coscienza, ma la sua personale scelta la comunicherà “fra 10-12 giorni, dopo le amministrative”. Mentre i Ds si mobilitano per il “sì”. «Lavoro perché si raggiunga il quorum», dice Massimo D’Alema. “Non vincerà il partito del ‘me ne vado al mare’”, pronostica il capogruppo al Senato Gavino Angius.


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