Una buona notizia
Da oggi Il Giornale inizia una nuova rubrica settimanale, dedicata a smascherare le ipocrisie e la pericolosità della cancel culture. Una buona notizia…
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Da oggi Il Giornale inizia una nuova rubrica settimanale, dedicata a smascherare le ipocrisie e la pericolosità della cancel culture. Una buona notizia…
Perché la vitalità della nostra democrazia è un tema da tecnologia solidale. Riflessioni da leggere e da ascoltare.
Oggi e domani sono i giorni degli Accessibility Days 2022.
Costruiamo un mondo digitale accessibile a tutti.
1. Il pluralismo delle opinioni dovrebbe cedere il passo a una narrazione unica sulla guerra? Come il pluralismo deve includere/ospitare disinformazione/propaganda?
2. Quale rapporto c’è tra democrazia e verità?
I social sono il nuovo campo di battaglia tra la propaganda e la verità? Quali accorgimenti possiamo usare? Quali interventi normativi sono necessari?
Ciao! Sto lavorando alla nuova versione del mio sito. Ci vorrà qualche settimana.
Nel frattempo, ci vediamo in twitter…
A presto…
La differenza tra un leader e un capo.
Il leader appartiene e risponde a una comunità. Ha una visione e la condivide, coinvolge gli altri, li mette al corrente di quello che vuole fare.
Decide in base a riflessioni, riunioni, confronti, può cambiare una scelta per rappresentare al meglio i desideri del popolo e cercare il bene comune.
Il capo, invece, è solo al comando.
Non appartiene a una comunità, ma arringa e impone il suo volere a sudditi che devono semplicemente dargli il consenso.
Non semplifica i problemi, li banalizza.
Il risultato è l’incapacità di affrontarli e
di risolverli.
La Corte costituzionale ha cassato il referendum “sull’eutanasia”.
In realtà, in caso di vittoria il referendum non avrebbe introdotto l’eutanasia. Sarebbe stato depenalizzato l’omicidio del consenziente (art. 579 del Codice Penale). A prescindere dalle condizioni di salute della persona uccisa.
La conferma del presidente Mattarella è la scelta migliore possibile in questo momento.
È la più gradita da molti italiani, che vogliono una guida stabile per uscire definitivamente dalla crisi sanitaria ed economica e per questo non volevano cambiamenti nella coppia premier e Presidente della Repubblica.
La questione di fondo è che questo meccanismo di elezione del Presidente della Repubblica è arcaico e superato.
I commenti di questi giorni nei giornali tradizionali e in tv mettono a ragione nel mirino la “politica”, ma dimenticano l’origine prima di ciò che sta avvenendo e che, tranne poche fortunate eccezioni, è sempre avvenuto durante la storia della Repubblica.
Dal 1993 l’elezione diretta dei sindaci e poi dei presidenti di Regione e l’impostazione delle nostre campagne elettorali nazionali hanno reso “naturale” per i cittadini che ciascun elettore scelga direttamente chi deve guidare la comunità.
Questa è a mio avviso la motivazione che rende insopportabile (a me per primo) il modello di elezione del Presidente della Repubblica. Una elezione di “secondo livello”, che in realtà affida a poche persone chiuse in una stanza di decidere per tutti chi sarà il Presidente, affidando poi a noi grandi elettori la ratifica formale di questa decisione.
La proposta di “conclave” che ieri Enrico Letta ha rivolto agli altri leader di partito ha ribadito in modo incontrovertibile questa realtà.
In questo schema, a noi grandi elettori rimangono due uniche autentiche forme di azione elettorale.
Durante i giri a vuoto, come in questi giorni, scrivere nomi più o meno a caso sulla scheda, invece di lasciarla in bianco. Chi tra i colleghi si è esercitato in questa pratica non ha capito il contesto sociale e politico, nazionale e internazionale in cui ci troviamo e che obbliga ciascuno di noi a un di più di responsabilità.
La seconda, successiva, modalità di esercitare attivamente il ruolo di grande elettore consiste nel fare il franco tiratore, usando nel segreto dell’urna il “voto a perdere”, anzi a far perdere.
Come spesso succede nella vita, anche in questo caso è dunque una questione di metodo, perché sono le regole del gioco che ne orientano lo svolgimento.
Per questo anch’io spero che questa sia l’ultima volta in cui il Presidente della Repubblica è scelto così e che la prossima volta siano i cittadini a scegliere il successore.
P.s. Naturalmente, vi è anche il caso in cui la scelta dei pochi coincide con quella che il grande elettore avrebbe fatto personalmente. Questa circostanza però nulla toglie al fatto che è tempo che l’elezione del Capo dello stato vada affidata ai cittadini.