Mozione sulle adozioni internazionali

 

La Camera

 

Premesso che:

 

da alcuni anni in Italia le adozioni internazionali sono in crisi. Nel 2012 l’Italia ha visto un grossissimo calo delle adozioni internazionali (-22,8%) rispetto all’anno precedente. A questo dato nel 2013 si è aggiunto un ulteriore calo del 9,1%. Pur essendo ancora oggi uno dei Paesi più accoglienti al mondo, anche in Italia possiamo parlare di crisi delle adozioni internazionali;

 

nel corso del 2013 le famiglie italiane hanno realizzato l’adozione internazionale di 2.825 bambini,  provenienti da 56 diversi Paesi. Nonostante il continuo cambiamento del contesto internazionale e la crisi economica, il dato conferma come l’Italia rappresenti uno dei Paesi di destinazione più attivi nello scenario internazionale, in grado di offrire un’accoglienza che tenga conto delle sempre diverse e particolari esigenze dei bambini stranieri in stato di adottabilità;

 

le mamme e i papà adottivi italiani dimostrano una grande sensibilità alle adozioni, infatti più che negli altri Paesi di accoglienza sono disponibili ad adottare bambini grandi, che hanno problemi di salute, anche gravi e non reversibili, (cioè i cosiddetti special needs secondo i criteri della Convenzione de L’Aja) ma essendo spesso i Paesi di origine Paesi con forti problematiche sociali, economiche e politiche, di volta in volta si possono avere delle crisi Paese (vedi Ucraina) che si riflettono anche sulle adozioni, che pertanto possono subire forti rallentamenti o sospensioni, che incidono quindi qualche volta in maniera determinante sul numero complessivo di adozioni portate a termine;

 

a ciò si aggiunge il dato che in numerosi Paesi di origine dei bimbi adottati l’elevarsi della sensibilità politica ed istituzionale ha portato a sviluppare ed implementare politiche nazionali di maggiore tutela dei diritti dei minori, che hanno determinato modifiche normative che, da una parte, hanno rallentato le procedure di adozione ma che, daltra parte, hanno significato l’elevarsi dello standard qualitativo delle tutele per i minori e quindi una maggiore aderenza alle normative internazionali poste a presidio di tali diritti;

 

l’adozione internazionale è in funzione dell’interesse del bambino. Il pur apprezzabile desiderio di maternità e di paternità degli adulti e la disponibilità a offrire accoglienza familiare ad un minore può essere soddisfatto solo se il bambino non può trovare nel suo Paese una dimensione umana,  di cui fa parte anche il diritto a vivere nel proprio Paese;

 

per questo è importante è assicurare la tutela del superiore interesse del minore e della garanzia che ai minori adottati venga assicurata unaccoglienza familiare idonea come la Convenzione de L’Aja, ratificata dall’Italia con la legge 31 dicembre 1998 n. 476, chiede espressamente agli Stati aderenti di fare;

 

il sistema di accoglienza adottiva italiano complessivamente – sia con riguardo alla disponibilità e alle capacità delle coppie adottive, sia con riguardo al sistema istituzionale posto a governo dell’intera procedura – risponde nella maniera più idonea a livello mondiale ai reali e più profondi bisogni dell’infanzia abbandonata. L’Italia può vantare una preziosa  presenza in tutti i continenti per la tutela dei diritti dei minori e costituisce un’esperienza  di riferimento anche per gli altri Paesi;

 

con l’approvazione e l’entrata in vigore nel 1998 della legge di ratifica della Convenzione de L’Aja, il sistema delle adozioni internazionali in Italia è stato completamente ridefinito conferendo alla Commissione per le adozioni internazionali (Cai) competenze internazionali che attengono ai rapporti con il Segretariato de L’Aja, alle relazioni con le autorità centrali dei Paesi Aja e con le autorità di riferimento dei Paesi non Aja, allo sviluppo delle relazioni internazionali, alla conclusione  di accordi bilaterali, nonché all’attività di cooperazione tesa a realizzare  il principio di sussidiarietà e di residualità dell’adozione. L’adozione internazionale difatti deve svolgersi  nel rispetto dei diritti umani e fondamentali, nella consapevolezza che un minore deve essere aiutato prima di tutto a restare nella propria famiglia e nel proprio Paese;

 

la Cai ha inoltre competenze nazionali costituite da un’attività autorizzatoria, di vigilanza  e di controllo in relazione agli enti che si occupano di adozione, che impone anche di applicare nei loro confronti sanzioni come la sospensione o la revoca delle autorizzazioni. La Commissione ha, poi,  una funzione  di autorizzazione in relazione alle richieste  di ingresso dei minori adottati, poiché deve controllare che le adozioni rispondano ai principi della Convenzione e in particolare al superiore interesse del minore e alla sua effettiva adottabilità e deve svolgere, inoltre,  un’attività  di promozione della cooperazione tra i soggetti operanti nel campo delle adozioni internazionali, e in tale ambito  mantiene rapporti di approfondimento della normativa e di collaborazione con l’autorità giudiziaria minorile (Tribunali per i minorenni, sezioni specializzate delle Corti d’appello e della Suprema Corte) e di monitoraggio della giurisprudenza  della CEDU (Convenzione europea per i Diritti dell’Uomo);

 

in questa stessa ottica, la Cai deve intrattenere rapporti con le Regioni e le province autonome, che nell’ambito  delle proprie competenze, sono tenute a sviluppare una rete di Servizi in grado di attuare i compiti previsti dalla legge, alcuni dei quali funzionali all’attività della Commissione. In tale ambito la Commissione raccoglie, in forma anonima, per esigenze statistiche o di studio, di informazione e di ricerca, i dati dei minori adottati o affidati a scopo di adozione di cui autorizza l’ingresso ed ogni altro dato utile per la conoscenza del fenomeno delle adozioni internazionali e interagisce con gli enti attraverso un portale dedicato e si occupa inoltre delle attività di  promozione e formazione diretta ai genitori adottivi (potenziali e non), ai servizi, agli enti e a tutti coloro che sono chiamati a confrontarsi con le famiglie e con i servizi in materia di adozione, comprese le istituzioni giudiziarie;

 

gli ultimi due governi che si sono succeduti alla guida del Paese non hanno mostrato una particolare attenzione al tema delle adozioni internazionali e, di conseguenza, alle necessità della Cai, degli enti e delle famiglie adottanti;

 

alle politiche in materia di adozioni internazionali e alla Cai il Presidente del Consiglio Renzi, ha detto di voler attribuire particolare importanza: infatti egli ha mantenuto sotto la sua diretta responsabilità politica la materia delle adozioni nazionali e internazionali e la Commissione per le adozioni internazionali

 

impegna il Governo

 

a rivedere la normativa nazionale per assicurare il diritto dei minori ad avere una mamma e un papà in tempi brevi, assicurando il concludersi dell’iter burocratico preordinato all’adozione in tempi più celeri;

 

a valutare, nellambito delle modifiche da apportare alla normativa vigente nell’ottica dello snellimento e della semplificazione della procedura, l’inserimento della previsione dell’immediata efficacia dell’adozione pronunciata all’estero;

 

a definire in tempi brevissimi l’ammontare delle risorse a disposizione della Commissione per il 2014. E senza dubbio necessario che la Cai sia dotata di un congruo e apposito fondo, per avere le risorse economiche che le consentano di sostenere ed implementare tutte le sue funzioni, a livello nazionale e internazionale;

 

a garantire l’espletamento in tempi certi, senza proroghe, delle relazioni dei servizi e della sentenza da parte dei tribunali per i minorenni sui requisiti di idoneità della coppia disponibile all’adozione;

 

a erogare nel minor tempo possibile i rimborsi relativi alle adozioni concluse nel 2011 e ad adottare il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per l’erogazione dei rimborsi relativi all’anno 2012;

 

ad aumentare la percentuale degli oneri deducibili dal reddito delle spese sostenute dai genitori adottivi durante il percorso dell’adozione;

ad aumentare le agevolazioni relative ai congedi parentali, anche spostando il limite temporale in cui godere dei permessi non retribuiti fino a 8 anni dopo l’ingresso in Italia dei minori adottati e a seconda del grado di bisogno del singolo bambino;

ad incentivare la formazione e l’accompagnamento dei genitori adottivi anche nella fase post-adozione da parte dei servizi socio-assistenziali e degli enti autorizzati;

a incentivare l’attenzione della Commissione alla consultazione, all’ascolto delle proposte degli enti e all’accompagnamento delle loro attività in campo nazionale e internazionale;

 

a rafforzare, tramite la Cai, i rapporti con il bureau de L’Aja e  le autorità centrali dei Paesi che hanno aderito alla convenzione e a negoziare o rinegoziare accordi in materia di adozioni internazionali con i Paesi che non hanno ratificato la convenzione de L’Aja, come raccomandato dal Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza;

 

a creare gruppi tecnici specializzati ed integrati tra tutti i soggetti coinvolti nelle procedure, che possano costantemente monitorare lo svolgimento delle adozioni nella diverse fasi e suggerire cambiamento utili.

 

 

On. Palmieri

On. Palese

On. Gelmini

On. Prestigiacomo

On. Centemero

On. Squeri

On. Fucci

On. Lainati

On. Vella

On. Brambilla

 

 

 


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