Palmieri: la “digitalizzazione” delle pubbliche amministrazioni è un obiettivo primario

www.politicanet.it del 12 settembre 2001
di Alessandro Gisotti

Per il responsabile Internet di Forza Italia, la devolution della Cdl coinvolgerà non solo gli enti locali, ma anche le componenti più vive della società civile come famiglie ed associazioni

Il governo Berlusconi fa bene a scommettere sulle nuove tecnologie informatiche, perché nonostante l’andamento finanziario non positivo della new economy, “aumenteranno le chances di sviluppo e qualità della vita di tutti”: non ha dubbi Antonio Palmieri e come potrebbe averli lui che è il responsabile Internet di Forza Italia e tra i protagonisti della strategia della comunicazione degli Azzurri di Berlusconi ? Ma il quarantenne deputato di Cantù, che è anche fondatore della Consulta Cattolica di Forza Italia, si sofferma con Politicanet anche sul federalismo proposto dalla Casa delle Libertà. “La devoluzione – ci dice Palmieri – significa l’apertura di vastissimi settori di attività alle componenti della società – aggiungendo – da questa apertura, dal nuovo protagonismo sociale che ne deriva, tutti i cittadini al nord come al sud non possono che ricavarne benefici” e vanno quindi fugati i timori del centrosinistra che vede nella devolution un pericolo per il Meridione che ancora affanna a mettersi al passo con il resto del Paese.
La cosiddetta “new economy” sembra aver diminuito il suo slancio, a partire dagli Stati Uniti, mentre uno dei punti chiave dell’azione del governo Berlusconi è proprio l’informatizzazione e quanto ad essa collegato. Non c’è il rischio che l’Italia, arrivata in ritardo nel settore dell’informatica, vi impegni ora troppi sforzi e risorse?
In primo luogo non confonderei l’andamento finanziario della cosiddetta new economy con l’importanza delle nuove tecnologie della comunicazione: Internet e la posta elettronica sono e saranno sempre più utili e utilizzate nonostante tutte le bolle borsistiche.
Per questo la “digitalizzazione” delle pubbliche amministrazioni resta un obiettivo primario che le renderà più efficienti e metterà a disposizione di cittadini, famiglie e imprese una massa di informazioni e servizi, che aumenteranno le “chances” di sviluppo e la qualità della vita di tutti. E per una volta il partire in ritardo ci consentirà di far tesoro degli errori e dell’esperienze altrui, recependo e migliorando se possibile, il meglio di quanto si fa facendo nel mondo nel campo dell’e-government.
Comunicazione e politica, la sua personale pagella di esperto ai partiti italiani?
Per comunicare bisogna avere qualcosa di dire, la volontà di dirlo i mezzi e la capacità di saperlo fare. Sarebbe facile dire che molti partiti italiani – e non certo all’interno della Casa delle libertà – non sono in grado di soddisfare nemmeno una di queste condizioni. La vicenda di Forza Italia – che ovviamente è quella che meglio conosco – è l’esempio di come la combinazione dei requisiti cui accennavo sia fondamentale per una comunicazione politica moderna ed efficace.
In molti hanno notato il nuovo atteggiamento del premier Berlusconi, più silenzioso e cauto rispetto alla versione vista nel 1994. Si tratta di una strategia di comunicazione o c’è dell’altro?
E’ l’adempimento dell’impegno assunto con gli italiani in campagna elettorale di essere un presidente operaio e operoso che lavora per realizzare il programma di governo evitando le polemiche politiche e la cosiddetta “visibilità” politica fatta di immagine senza sostanza. Si tratta di un metodo di lavoro che diventa anche una efficace modalità di comunicazione. Tutto il contrario dell’estenuante botta e risposta quotidiano del teatrino della politica, che finisce per diventare un “rumore” di fondo fastidioso e che allontana i cittadini dalla politica.
Lei è il fondatore della Consulta cattolica di Forza Italia. Come pensa che andrà a finire la proposta avanzata da Rocco Buttiglione per una riforma della legge sull’aborto?
Sulla proposta avanzata dal ministro Buttiglione si è fatta molta confusione, a volte “interessata”. Essa non intendeva modificare la legge sull’aborto ma indicare un modo per applicare pienamente quegli articoli della legge che si riferiscono alla prevenzione dell’aborto, rimuovendo almeno in parte una delle cause – quella economica – che spingono ad abortire.
Del resto su questa linea di intervento preventivo dell’aborto e rispettoso della libertà delle donna si sono mossi in questi anni alcuni comuni, primo fra tutti il comune di Milano, in piena sintonia con lo spirito e con la lettera della legge. In definitiva la sintesi è questa: la 194 non si tocca, si applica totalmente.
Eletto nel collegio di Cantù, per professione e vita personale lei è molto radicato nella realtà lombarda, che ben conosce. Che ruolo pensa potrà giocare, dunque, il presidente della regione Formigoni, una volta concluso il suo secondo mandato?
Ero un elettore di Roberto Formigoni ancor prima di conoscerlo personalmente: lo apprezzavo allora da “semplice” elettore, lo apprezzo ancora di più oggi da addetto ai lavori. Formigoni è un giocatore che per capacità ed esperienza è in grado di ricoprire moltissimi ruoli: prevedere oggi cosa potrà fare a fine mandato (vale a dire nel 2005) mi sembrerebbe davvero presuntuoso e avventato. Una cosa è certa: il governatore della Lombardia continuerà ad essere un protagonista della vita pubblica italiana e internazionale.
Per quali ragioni il federalismo della Casa delle Libertà dovrebbe convincere i cittadini delle regioni meridionali, di fronte alle critiche della Sinistra che vede nella devolution di Bossi uno strumento per favorire il ricco Settentrione ai danni di un Mezzogiorno che ancora affanna a mettersi al passo con il resto del Paese?
La devoluzione non guarda i punti cardinali: essa è utile al nord come al sud, all’est come all’ovest e funziona non solo perché affida agli enti locali (regioni, province e comuni) competenze dello stato centrale ma soprattutto perché la devoluzione significa l’apertura di vastissimi settori di attività (sanità, istruzione, servizi sociali…) alle componenti della società, cioè famiglie, associazioni, volontariato, mutue, fondazioni, ecc.. Da questa apertura, dal nuovo protagonismo sociale che ne deriva, tutti i cittadini al nord come al sud non possono che ricavarne benefici.


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