La convention al Palace. Palmieri arringa i forzisti: «Primo, non rubare»

La provincia di Como del 19 maggio 2003
di Luca Marchiò

«Il primo comandamento è non rubare». L’onorevole Antonio Palmieri è salito in cattedra. Il deputato eletto nel collegio blindato di Cantù ha dimostrato ieri di essere un “paracadutato” eccellente. Di fronte ai 300 iscritti, militanti e simpatizzanti di Forza Italia accorsi all’Hotel Palace per partecipare alla celebrazione dei primi due anni del secondo Governo Berlusconi, Palmieri ha snocciolato le parole d’ordine, in parte da lui stesso elaborate, che devono orientare l’azione politica degli azzurri. «Sono tre i caratteri distintivi a cui ci rifacciamo – ha detto Palmieri – il primo è la libertà. Durante la campagna elettorale abbiamo affisso manifesti che non enunciavano promesse, ma impegni. Andando sul sito di Forza Italia si può verificare lo stato di avanzamento di quegli impegni; il secondo è la moralità del fare. Il primo comandamento è non rubare. All’interno di questa morale minimale rientra il mantenimento degli impegni; il terzo è la cultura del risultato. Il contratto con gli italiani è un esempio del nuovo modo di fare. Abbiamo scelto cinque obiettivi verificabili da tutti (sicurezza, pensioni, lavoro, infrastrutture e abbattimento della pressione fiscale). Il 20% delle grandi opere è già stato avviato, sono stati creati 750 mila nuovi posti di lavoro e i reati sono diminuiti del 10%». Palmieri non ha mai parlato di giustizia, spostando l’attenzione dei presenti sui risultati dell’azione di Governo. Differente, invece, l’introduzione del padrone di casa, l’onorevole Mario Alberto Taborelli , il quale, nel ricordare le ragioni che spinsero Berlusconi a scendere in campo, non ha risparmiato dure critiche alla magistratura: «Il successo elettorale del ’94 fu straordinario anche perché inatteso e ad esso si deve ancor oggi se l’operazione Mani Pulite non si è tradotta nell’edificazione di un regime chiuso ed illiberale che aveva i suoi talebani in alcuni personaggi al confine fra la politica e la cultura. Berlusconi lanciò un sasso nell’ingranaggio dell’operazione giustizialista-autoritaria che era stata messa in atto, riuscì ad interromperla, a contestarla e a demistificarla, non riuscì e non è riuscito tuttora ad annullarla e a smantellarla, anzi essa continua a svilupparsi anche oggi in quanto si fonda su un pezzo della cultura della sinistra e sulla volontà di riconquista del potere politico di un settore della magistratura». La linea di condotta che l’Italia avrà durante il semestre di presidenza dell’Unione Europea è stata invece tracciata dal ministro dell’Innovazione tecnologica Lucio Stanca , che ha sottolineato la dipendenza dagli Usa in termini militari: «Siamo partner e concorrenti dell’Europa allo stesso tempo. L’Italia ha una nuova posizione in politica estera. Abbiamo sviluppato un rapporto strategico con gli Stati Uniti durante la guerra contro l’Iraq. Tutta l’Europa in termini di sicurezza dipende dagli Usa. Non abbiamo capacità militari di difesa, basti pensare al Kosovo e ai nuovi attentati verificatesi in Marocco». Il ministro ha voluto anche precisare una questione che lo riguarda da vicino: «Avete letto che i fondi per la ricerca sono diminuiti. Sono balle. Aumenteranno dell’1%. Le resistenze che il Governo trova in questo settore sono dovuto al fatto che stiamo eliminando tutti quei consigli di amministrazioni che pensano alle poltrone e non sviluppare la ricerca».


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