«La Lega, forza propulsiva». Antonio Palmieri (Forza Italia): un alleato fedele

La provincia di Como del 13 luglio 2003
di E.R.

ROMA Antonio Palmieri alla crisi dice di non averci mai creduto. Semmai ammette l’esistenza di semplici tensioni: quelle tensioni che, assicura, sono normali in una squadra che pur avendo un obiettivo comune, è composta da giocatori che pensano ciascuno con la propria testa. E comunque,da buon deputato di Forza Italia (eletto nel collegio Cantù), è convinto di una cosa: cascasse il mondo, alla fine arriverebbe comunque il premier Berlusconi a rimetterlo in piedi.
Onorevole Palmieri, Berlusconi ancora una volta è riuscito ad ammansire la furia del Carroccio. Ma quanto durerà la pax politica?
Abbiamo tutta l’intenzione di farla durare almeno per tre anni, fino alla fine della legislatura. Anzi, di più, visto che per portare a termine il rinnovamento del Paese avremo bisogno almeno di un’altra legislazione ancora.
E lei crede che la Lega, d’ora innanzi, si comporterà da alleato fedele?
Certo. La Lega è un alleato fedele e lo sta dimostrando, giorno dopo giorno, dal 2000 a oggi. Non esistono più le condizioni sociali e politiche del 1994: adesso Forza Italia ha più esperienza ed è maggiormente in grado di gestire le tensioni.
Perciò il Carroccio per la Cdl non è, come sostiene qualcuno,un “male necessario”…
Nient’affatto. Anzi, io ho sempre detto che la Lega è il propulsore del cambiamento. Il punto è che una forza rivoluzionaria come la Lega, e dico rivoluzionaria tra virgolette, deve in qualche modo imparare la fatica della costruzione quotidiana del governo.
Eppure gli scossoni alla Cdl arrivano quasi sempre dal Nord.
Non ne sono convinto. Se ripensiamo a quello che è avvenuto all’indomani delle elezioni amministrative, vediamo bene come certe turbolenze non siano partite dalla Lega, ma da altre forze della coalizione.
Dice bene Follini quando denuncia una sorta di “statuto speciale” a favore del Carroccio?
Forza Italia tratta tutti gli alleati allo stesso modo, ma nel contempo è necessario considerare le peculiarità di ciascuno. In una famiglia tutti i figli sono uguali, ma ognuno ha bisogno di una qualità di attenzione diversa dagli altri. Se poi alla fin fine andiamo a vedere come stanno veramente le cose, ci accorgiamo che l’alleato più maltrattato è proprio Forza Italia.
Più litigate, e più vi corteggiano. Che ne dice delle avances di Mastella?
Tutti possono fare delle avances, non è però detto che noi le si debba accettare. Se la scelta è fra Bossi e Mastella, io dico che con Bossi abbiamo fatto un accordo che non abbiamo nessuna intenzione di rompere.
Adesso vi aspetta il voto sul Dpef. Andrà via liscio o la maggioranza si accapiglierà ancora in aula?
Il punto di saldatura del Dpef sarà all’interno del governo. Una volta licenziato dal governo, le Camere non avranno difficoltà a fare altrettanto.
Quali saranno le linee guida sulle quali tutti convergeranno?
Sarà fondamentale continuare sulle due direzioni percorse finora: riduzione delle tasse per imprese e famiglie, e più attenzione per le fasce deboli.
Insomma: imposte più basse, spese sociali più elevate. Semplice come la quadratura del cerchio.
So che non sarà facile, ma questa impostazione economica ha già conseguito risultati importanti. Imposte più giuste portano a contribuzioni più massicce. E i dati del primo semestre 2003, con un 6, 2% in più di entrate fiscali, dimostra che la strada scelta è quella vincente.
Siete in una botte di ferro, allora. Da dove potrebbero arrivare i pericoli più seri per la maggioranza?
Non certo dall’opposizione. Sa che cosa potrebbe rompere la coalizione?
Ci dica.
Se noi perdiamo fiducia in noi stessi; se perdiamo di vista il grande traguardo che abbiamo all’orizzonte; se enfatizziamo oltre misura gli esiti di un’elezione amministrativa, o gli inevitabili confronti dialettici che, per forza di cose, avvengono tra partiti e movimenti che hanno sensibilità e storia proprie; se diamo ai cittadini uno spettacolo di noi stessi che non corrisponde alla realtà dei fatti… Ecco, se facessimo tutto ciò, allora sì che saremmo davvero in pericolo.


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