Caro Feltri, sull’embrione non faccia scherzi da prete

Libero del 22 gennaio 2005
di Antonio Palmieri

Caro Direttore, rispondo all’invito a fare un fischio da lei fatto nell’editoriale di domenica, “Referendum che guaio”, proponendo idee del tutto diverse dalle sue ma col medesimo spirito: aiutare i lettori a farsi una idea più precisa circa i referendum sulla fecondazione artificiale.

1) E’ vero, oggi “la gente non è in grado di farsi un’opinione netta”. Ma lo potrà fare solo entrando nel merito delle questioni, perché altrimenti ci si rintana in posizioni astratte, ideologiche, tipo la contrapposizione laici-cattolici. Così sì che trionferà il partito dell’astensione, ma quello dell’astensione dal ragionamento, il partito peggiore. Per scansare il pericolo, non si può evitare ai lettori lo sforzo di approfondire i temi posti dai referendum: deve essere impegno dei politici (e anche dei giornalisti), aiutare i cittadini a comprendere le questioni su cui sono chiamati a votare.

2) Il punto centrale – che viene attaccato da lei e da tre referendum su quattro – è l’embrione umano. E’ umano perché ha già in sé le caratteristiche che avrà “da grande”: è quello che io, lei, siamo stati all’inizio della nostra vita. Che l’embrione umano è uno di noi lo dice la scienza, non il catechismo. Se fosse per i preti, la legge sarebbe di un unico articolo: è proibito ogni tipo di fecondazione artificiale.

3) Poiché la scienza ci dice che l’embrione umano è vita, la legge disciplina il legittimo desiderio dei genitori di avere figli e tutela anche l’embrione, perché lui ovviamente non può farlo da solo, come del resto non possono farlo i nascituri nella pancia della mamma, i neonati, i bambini. E lo fa perché, caro Direttore, il principio che la vita umana è sacra non è un principio solo cattolico, ma l’emblema dell’intero Occidente, che il suo benemerito giornale difende tutti i giorni.

4) La legge sulla fecondazione non contraddice la legge sull’aborto, una legge che assicura di voler proteggere la vita umana dal suo inizio e prevede l’aborto come mezzo estremo per sanare uno specifico stato di necessità della madre. E’ evidente che confrontarsi con i problemi di una singola gravidanza è cosa ben diversa dal creare apposta una serie di embrioni umani per distruggerli con gli esperimenti.

5) La ricerca sugli embrioni umani non è così produttiva per la cura delle malattie, come dicono i fautori del referendum. Infatti finora solo la ricerca sulle cellule staminali non embrionali ha fatto grandi progressi, molti dei quali realizzati proprio in Italia e alcuni già disponibili e già usati per terapie. Perché non insistere su questo tipo di ricerca, che non pone problemi etici e dà già buoni risultati? Per saperne di più, caro Direttore, intervisti il prof. Vescovi (a dispetto del cognome, non è cattolico ma taoista) luminare mondiale della ricerca sulle cellule staminali non embrionali.

6) Creare e impiantare 3, 5 o 10 embrioni umani non è lo stesso: perché non si gioca con la vita umana, perché tre embrioni garantiscono in media un buon risultato, perché quando si impiantano tanti embrioni sale il rischio di gravidanze plurigemellari, con chiaro pericolo per la madre e ricorso alla “riduzione embrionale”, che consiste nell’uccidere alcuni degli embrioni “di troppo” che stanno crescendo.

Ci sarebbe molto ancora di dire. Concludo, caro Direttore, notando che lei si sta alleando con coloro contro cui si batte da una vita: ambientalisti per i quali non si fa sperimentazione sui topi, ma sugli embrioni umani sì; esponenti della sinistra che odiano la nostra tradizione occidentale, che pone l’uomo come fine, mai come mezzo; fan del multiculturalismo, per i quali non si può dire ai musulmani che devono seguire le nostre leggi e le nostre consuetudini, perché tutte le culture sono uguali. La loro posizione sul tema della fecondazione è perfettamente coerente: la sua davvero sorprendente, un vero “scherzo da prete”.

Antonio Palmieri, deputato Forza Italia


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