La mia relazione in commissione al Documento di programmazione economica (DPEF)

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2002-2006.
del 19 luglio 2001

Doc. LVII, n. 1/I, Governo. (Parere alla V Commissione). (Esame, ai sensi dell’articolo 118-bis, comma 1, del regolamento, e rinvio).

Antonio PALMIERI (FI), relatore, riferisce sul DPEF 2002-2006 recante gli obiettivi di finanza pubblica e le linee di intervento di politica economica per i prossimi anni.
Illustra, in particolare, quindi gli argomenti di competenza della VII Commissione, precisando che il primo documento di programmazione economico-finanziaria del Governo Berlusconi si svilupperà seguendo le direzioni di delineare il contesto politico-programmatico e l’impostazione culturale che guida la politica economica presentata nel DPEF; di proporre alcune riflessioni e considerazioni in merito alle parti in cui il documento in esame si richiama esplicitamente alle tematiche ed ai settori di competenza della VII Commissione; di evidenziare la positiva opportunità che il metodo scelto dal Governo per la legge finanziaria del prossimo autunno determinerà per i lavori della Commissione.

Ritiene che non sia possibile comprendere i contenuti del DPEF se non si mettono a fuoco i due aspetti di fondo rappresentati dal richiamo al piano di Governo presentato in campagna elettorale e dalla impostazione culturale sulla quale si fonda la concezione della politica del centrodestra e, di conseguenza, l’azione di Governo.

Sottolinea che il DPEF prevede di mettere mano a provvedimenti di tipo strutturale e non contingente, in grado di modificare radicalmente lo stato delle cose e, nel tempo, di produrre un durevole mutamento. Nel precisare che la bussola che guida l’azione dell’Esecutivo è il piano di Governo per la legislatura presentato durante la campagna elettorale, che prevede la successione cronologica di una serie di interventi fondamentali destinati a cambiare radicalmente il volto del nostro paese, evidenzia come il DPEF in esame rappresenti la puntuale traduzione in azione di governo di quanto proposto in campagna elettorale agli elettori della Casa delle libertà e ai cittadini italiani.

Nel sottolineare, inoltre, che il DPEF traduce in atti di governo una impostazione culturale liberale e liberista in economia, conforme ai dettami dell’economia sociale di mercato, precisa che quest’ultima espressione sta a significare sia dare ai liberi e ai forti la possibilità di dispiegare le proprie capacità e di rappresentare la locomotiva che traina la nostra società, sia recuperare all’area del benessere tutti quei cittadini che ne sono attualmente esclusi. Nell’evidenziare come numerose misure contenute nel DPEF tendano una mano a tutti coloro che hanno bisogno, ricorda che tra i pilastri di una politica sociale nuova ed efficace il piano di governo della Casa delle libertà considerava la scuola e la formazione continua come iniziative sia per incrementare quel capitale umano al quale faceva riferimento ieri il ministro Moratti, sia per dare ad ogni persona la capacità di poter essere protagonista, potendo trovare lavoro e recuperando in tal modo benessere, dignità e libertà.
Risulta pertanto evidente come i temi della eccellenza e della solidarietà rappresentino sia l’impostazione data dal ministro Moratti all’attività del suo Ministero, sia la sintesi dell’impostazione culturale del DPEF, che declina efficacemente il principio di sussidiarietà nella sua definizione classica e delinea i termini di un nuovo rapporto tra cittadini e Stato, dove il compito di quest’ultimo è di facilitare la libera attività di tutte le componenti della società.
Dopo aver richiamato i punti di fondo delle politiche culturali delineate nel DPEF in esame, si sofferma sulle tematiche relative alla scuola e, in particolare, all’impegno del Governo di dedicare maggiore attenzione all’incremento del capitale umano, cioè alle attitudini ed alle capacità di ogni persona, da realizzare attraverso la riforma del sistema educativo nazionale.
A tale proposito, ricorda che tale impegno era contenuto nel piano di Governo della Casa delle libertà e che veniva indicato come obiettivo da realizzare entro il secondo anno di governo una riforma della scuola riveduta e corretta, progettata, attuata e verificata da tutti quei soggetti che vivono e lavorano nel mondo della scuola.
Nel sottolineare come tale impegno sia stato confermato nella relazione svolta dal ministro Moratti, ritiene che la parte del DPEF dedicata alla scuola sintetizzi la sostanza del progetto illustrato dal ministro della pubblica istruzione che, tra le opzioni culturali di fondo, include l’interazione piena tra sistema educativo e sistema produttivo; la competitività; l’obbligo formativo a 18 anni; la formazione continua per tutta la vita; la separazione tra l’indirizzo, di competenza statale, e la gestione, di competenza delle regioni e dei singoli istituti. A tale riguardo, sottolinea che al punto 4 delle sintesi e delle conclusioni del DPEF si fa riferimento alla devoluzione di poteri dallo Stato alle regioni, intendendola non solo come trasferimento di poteri politici, ma anche come un’apertura di vastissimi settori di attività come la sanità e l’istruzione ad operatori diversi da quelli attualmente esistenti.

Nel sottolineare che il DPEF in esame non propone la privatizzazione della scuola ma che intende far entrare a pieno titolo nel sistema pubblico oltre all’offerta statale di servizi anche un’offerta privata sulla quale chiamare a intervenire imprese, cooperative e il mondo del no profit, precisa che la naturale priorità dell’azione di Governo della Casa delle libertà nel settore della scuola è costituita dalla scuola statale, che deve essere rilanciata anche e proprio attraverso lo stimolo derivante dal confronto con la scuola non statale.
Tra le tipologie di intervento indicate nel DPEF per il settore della scuola, evidenzia la creazione di un nuovo sistema di valutazione autonomo e indipendente e l’attenzione posta alla riqualificazione della spesa pubblica per l’istruzione, al fine di liberare risorse per spese d’investimento finalizzate all’utilizzo di tecnologie multimediali ed alla formazione iniziale e continua del personale.

Con riferimento all’università, il DPEF individua, come direttrici prioritarie d’azione, il completamento dell’autonomia, attuata attraverso la riforma della complessiva offerta formativa; il potenziamento ed il rilancio dei programmi di ricerca; il completamento del programma di decongestionamento degli atenei sovraffollati.
Per quanto concerne le politiche in materia di ricerca e innovazione tecnologica, il DPEF individua le tre linee direttrici del recupero di efficacia e trasparenza nella gestione delle risorse, dell’incremento delle risorse destinate alla ricerca e dell’attribuzione delle risorse sulla base di criteri di trasparenza e di validità dei progetti. Accanto alle tre linee direttrici, il DPEF sottolinea l’urgenza di un intervento nel settore della proprietà intellettuale dei ricercatori pubblici, incentrato sul principio che le invenzioni sono in primo luogo dei ricercatori, evitando il perpetuarsi della inutilizzazione delle stesse; riafferma inoltre il valore centrale della ricerca e prospetta la necessità di costituire un più stretto legame tra il settore della ricerca e il mondo delle imprese.

Per quanto attiene poi all’avvento della società digitale e dell’informazione che il DPEF intende favorire, evidenzia come il documento attribuisca alla scuola un ruolo centrale, affermando tra l’altro che occorre stimolare la diffusione delle nuove tecnologie nella vita sociale e professionale dei cittadini, in particolare diffondendo la cultura informatica nella scuola e introducendo nella pubblica amministrazione servizi on line ad alto valore aggiunto.

Il DPEF si sofferma particolarmente sulla diplomazia culturale, da sostenere anche tramite il rifinanziamento della legge n. 401 del 1990 per la promozione della cultura all’estero e la diffusione della lingua.
Sottolinea la grande attenzione prestata ai beni culturali, che viene espressamente richiamata nel piano per il sud con il quale il Governo intende compiere quegli investimenti pubblici necessari ad assicurare la piena valorizzazione delle risorse naturali e culturali di cui è ricco il Mezzogiorno.

A seguito della negativa esperienza della legge finanziaria per il 2001, il Governo ritiene che quest’ultima debba essere meno ampia e determinata riguardo ai contenuti. In adempimento all’obbligo di legge di indicare l’elenco dei provvedimenti collegati, si precisa che il Governo considera collegati i provvedimenti generali di riforma nei settori del fisco, della devoluzione di poteri dallo Stato alle regioni in materia di sanità, istruzione, sicurezza, previdenza (soprattutto costruendo il secondo pilastro della previdenza integrativa), istruzione e ricerca, infrastrutture e trasporti, pubblica amministrazione e sua informatizzazione, gestione del patrimonio pubblico, sviluppo del Mezzogiorno e delle aree depresse, liberalizzazione dei mercati e dei servizi pubblici e tutela dell’ambiente.

In conclusione, esprime un apprezzamento ed una valutazione favorevole sul documento in esame, in particolare sui contenuti e sulla filosofia che lo animano e sulla piena corrispondenza tra le linee del DPEF e il piano di Governo presentato agli elettori durante la campagna elettorale.
Formula quindi una proposta di parere con osservazioni (vedi allegato), che raccomanda all’approvazione della Commissione.


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